Johann Wolfgang von Goethe 
(di Alessandra Griguolo) 
              Johann  Wolfgang von Goethe, (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo  1832) è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo tedesco. Tanti sono stati i  suoi scritti, saggi, commedie, drammi, romanzi. Fu l'originario inventore del  concetto di Weltliteratur (letteratura mondiale), derivato dalla sua  approfondita conoscenza ed ammirazione per molti capisaldi di diverse realtà  culturali nazionali inglese, francese, italiana, greca, persiana e araba. 
              Merita  di essere ricordato "Faust" alla quale lavorò per oltre sessant'anni,  "Die Leiden des jungen Werthers" ed "Italienische Reise"  del 1817.In quest'ultimo racconta del suo lungo viaggio fatto in Italia, in cui  fece tappa a Padova. 
      "Padova,  26 settembre, sera. 
        Ho  percorso la via da Vicenza a Padova in quattro ore, imballato con tutto il mio  bagaglio in una carrozzina ad un posto, detta “sediola”. E’ un tratto che si  percorre comodamente in tre ore e mezzo; ma volendo godere all’aria aperta  della bellissima giornata, non mi fece per nulla dispiacere che il vetturino  fosse in ritardo. Si attraversa una pianura fertilissima, sempre verso sud-est,  fra siepi ed alberi, senza veder nient’altro finché si scorgono finalmente, a  man destra, i bei monti che si protendono dall’est a sud. La quantità delle  piante e della frutta, su tutti quegli alberi, lungo i muri e dietro le siepi,  non si descrive. Vi son le zucche che opprimono i tetti, mentre i più  meravigliosi poponi pendono dalle assicelle e dalle spalliere. La stupenda  posizione della città, la potei godere perfettamente dall’Osservatorio; a nord  le montagne del Tirolo coperte di nevi e mezzo nascoste fra le nubi; a  nord-ovest le vicentine, che vi si addossano; infine verso ovest e più da  vicino, i monti di Este dei quali si può nettamente distinguere la struttura e  le sinuosità. Verso sud-est non è che tutto un mare di verzura senza traccia di  colli; alberi sopra alberi, cespugli sopra cespugli, piante sopra piante, case  bianche a non finire, ville e chiese che occhieggiano tra il verde.  Nell’orizzonte lontano ho potuto distinguere benissimo con altri minori  campanili il campanile di S. Marco di Venezia. 
              Padova,  27 settembre. 
        Ho  potuto procurarmi finalmente le opere del Palladio; non l’edizione originale  che avevo già veduto a Vicenza e le cui tavole sono incise in legno, bensì una  copia fedele o meglio un fac-simile in rame, edizione curata da un egregio  gentiluomo, il signor Smith, già console inglese a Venezia. Bisogna riconoscere  che gl’inglesi sanno apprezzare, e non da ieri, il bello e il buono e che  posseggono un’abilità straordinaria per divulgarlo. Nell' occasione di questa  compera sono entrato in una libreria, che in Italia ha una fisionomia del tutto  particolare. I libri son tutti legati e disposti torno a torno; nella bottega,  si trova anche buona compagnia tutta la giornata. Tutta la gente che ha da fare  in qualche modo con la letteratura, ecclesiastici, nobili, artisti, vi vanno e  vengono come a casa loro. Fanno richiesta di libri, li consultano, li leggono e  vi si trattengono a loro piacimento. Ve ne ho trovato una mezza dozzina; e  tutti, non appena ebbi chiesto le opere del Palladio, rivolsero la loro  attenzione su di me. Mentre il padrone della bottega cercava il libro, essi  presero a farne gli elogi, a fornirmi notizie dell’originale e della copia,  egregiamente informati dell’opera e del merito dell’autore. Credendomi poi un  architetto, non mi hanno risparmiato elogi per essermi dato allo studio di  questo maestro a preferenza degli altri. Per la sua pratica utilità, dicevano,  vale più ancora di Vitruvio; perché, mentre il Palladio ha studiato a fondo gli  antichi e il loro mondo, ha procurato di adattarsi ai nostri bisogni. Mi sono  intrattenuto a lungo con questi amabili signori, mi son fatto dare altri  schiarimenti sui monumenti notevoli della città e infine mi congedai." 
                 
         
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